by Cristina Gragnani
Il romanzo Avanti il divorzio (1902) di Anna Franchi, emblematico dell’attivismo della scrittrice per i diritti delle donne nel contesto del Partito Socialista Italiano, è una pietra miliare nella letteratura femminista italiana del Novecento. Il romanzo è conosciuto nell’ambito degli studi di genere italiani per il coraggio e l’onestà con cui denuncia, ancor prima del noto Una donna di Sibilla Aleramo (1906), gli abusi del patriarcato sull’esistenza individuale, giuridica e politica delle donne, decostruendo l’ipocrisia alla base del Codice Civile e delle sue inique applicazioni. Eppure il romanzo non è privo di connotazioni misogine, classiste, razziste basate sulla cultura pseudo-scientifica dell’epoca. Attraverso la lente del concetto di intersezionalità questo articolo mostra come la protagonista, Anna Mirello, incarna e perpetua forme di oppressione basate su genere, classe, razza e moralità nei confronti di altre donne. Metterò il romanzo in dialogo con gli scritti giornalistici di Franchi sulla donna, nonché con le opere di autori quali Lombroso, Mantegazza, Ferrero e Sighele. Questo approccio critico mira a evidenziare gli aspetti del romanzo che riflettono e interiorizzano le concezioni conservatrici e oppressive del tempo, contribuendo a una comprensione più approfondita delle tensioni ideologiche presenti nell’opera.